Crisi economica, Svizzera: «luce all’orizzonte ma la situazione resta grave»


Migliorano lievemente le previsioni economiche per l’anno prossimo, che restano però pessimistiche. Pil a -1,7%, e disoccupazione ai massimi storici.

BERNA – Nel 2009 il PIL svizzero registrerà una flessione meno forte di quanto previsto alla fine di giugno. È quanto emerge oggi dalle stime della Segreteria di Stato dell’economia (SECO).

Il PIL scenderà infatti del 1,7%: l’1% in meno rispetto alle previsioni. «Nei mesi scorsi le prospettive dell’economia mondiale si sono visibilmente rasserenate», afferma la nota. Concretamente significa che le cose andranno male, ma meno peggio di quanto si pensava.

Le esportazioni, colpite anch’esse duramente dalla crisi globale, sono ancora il 15% in meno rispetto al 2008, ma dopo il terzo trimestre potrebbero registrare una crescita.

Gli esperti di Berna pensano tuttavia che la congiuntura internazionale perderà nuovamente slancio durante il 2010. Di conseguenza, anche la crescita in Svizzera sarà con ogni probabilità molto contenuta, con un segno positivo dello 0,4% (contro il meno 0,4% previsto in giugno).

Le difficoltà maggiori sono costituite dal «consumo privato negli USA» – si legge nella nota – che «potrebbe rimanere per anni sotto alla media poiché le economie private dovranno necessariamente incrementare la loro quota di risparmio». Inoltre, una capacità produttiva così “straordinariamente ridotta” potrebbe mettere frenare notevolmente il rilancio degli investimenti a livello mondiale delle imprese.

Le prospettive l’occupazione restano molto preoccupanti. Nel 2010 il tasso di disoccupazione potrebbe raggiungere il 5,2%, un livello mai visto da decenni. Soltanto verso la fine dell’anno dovrebbero apparire i primi lievi segni di miglioramento.

Sebbene difficile, la situazione svizzera resta comunque una delle migliori di tutta Europa. In particolare se paragonata alla vicina Italia, dove l’economia e in particolare il mercato del lavoro destano grandi preoccupazioni, o alla più stabile Francia.

Red. Int.

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