Segreto bancario, anche i paesi in via di sviluppo chiedono l’abolizione


Anche i paesi in via di sviluppo dovrebbero beneficiare di nuovi accordi bilaterali per abolire il segreto bancario. Lo chiedono alcune importanti Ong internazionali.

BERNA – «Gli standard Ocse sull’assistenza amministrativa e fiscale devono essere estesi anche ai paesi in via di sviluppo». È quanto ha affermato oggi nel corso di una conferenza stampa a Berna Peter Niggli, direttore di Alliance Sud, gruppo internazionale che raggruppa Swissaid, Helvetas, Caritas e altre importanti associazioni non governative.

I paesi in via di sviluppo devono beneficiare della stessa cooperazione fiscale garantita alle grandi potenze: lo chiedono in una nota congiunta diverse Ong con sede in Svizzera, Lussemburgo e Austria. La richiesta di una parità di trattamento, non ha caso, viene dopo le notizie della firma di cinque accordi di doppia imposizione raggiunti tra la Svizzera e altrettanti paesi Occidentali.

In vista dell’incontro ministeriale previsto a Berlino il 23 giugno, è inoltre stato chiesto uno scambio di informazioni “automatico”, contrariamente a quanto sempre proposto dal governo svizzero. Secondo le Ong, i bilanci delle società dovrebbero inoltre essere presentati suddivisi per ogni singolo paese. Le “oasi fiscali” attirano infatti non solo i patrimoni privati, ma anche gli utili delle imprese, che in questo modo vengono tassati di meno.

Dopo fortissime pressioni internazionali, il 13 marzo scorso il governo elvetico aveva ceduto annunciando di voler ridiscutere la collaborazione internazionale nelle questioni fiscali, riprendendo gli standard dell’Ocse in materia di assistenza amministrativa.

L’accesso alle «informazioni anche bancarie senza restrizioni» da parte dei paesi firmatari delle nuove convenzioni di doppia imposizione sarà concretizzato con tutta probabilità «a partire dal 1° gennaio 2010», affermavano le istituzioni francesi soltanto venerdì scorso.

Red. Int.

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